martedì 8 giugno 2010

La questione cattolica

Ho atteso un po' di giorni dalla fine del Festival Biblico, che Vicenza ospita ogni anno perpetuando la sua fama, ormai anacronistica, di sacrestia d'Italia, per esprimere un commento. Quest'anno il tema era alquanto ruffiano e chiaramente orientato: l'ospitalità, che in realtà era un termine neutro per parlare di immigrazione in chiave solidarista, cioè anti-leghista (siamo nel Veneto del fortissimo Zaia). Scelta del tutto legittima, sia chiaro. Anzi, ha avuto il merito di togliere la muffa libresca e sacrale che appesantiva col suo carico di noia una kermesse di preti con e senza tonaca, e questa volta persino punteggiata di momenti di interesse oggettivo, come l'illuminante convegno del grandissimo Franco Cardini sull'Islam. Ma noi sogniamo un festival in cui una buona volta si affronti la vera questione cattolica. Che non si identifica, come di primo acchito si può pensare, col problema dell'ingerenza ecclesiastica nella vita civile del Paese.

Certo, con buona pace delle eminenze (e dello stesso pontefice) che negano una permanente, costante e ubiqua intromissione del clero nella cosa pubblica, la Chiesa non si lascia scappare occasione di far presente alla secolarizzata società italiana che essa c’è e combatte in mezzo a noi. Ma questo può dar fastidio agli anticlericali, agli Aldo Busi, ai Curzio Maltese, all’ateismo militante, alle ultime femministe di complemento. Non a noi, che pur essendo laici non ci scandalizziamo nell’accettare come compiuto il fatto che i preti facciano politica, a favore sia della destra sia della sinistra (perché ci sono anche gli Alex Zanotelli, i don Gallo e i don Vitaliano, ricordate?). Ma, ripetiamo, non è questo il punto che vogliamo porre. Il presidente della Cei Angelo Bagnasco, in piena campagna elettorale per le regionali, in una plateale scomunica della Bonino candidata in Lazio parlò, vivaddio, di “valori non negoziabili”. Avrebbe fatto bene a stare zitto, visto il marcio che sta venendo fuori anche dalle parti del Vaticano in relazione alle inchieste su Anemone e amici? Forse sì. Ma resta intatto il valore di un richiamo al bisogno di elevarsi dal fango e dalla mediocrità della nostra vita pubblica.

Bagnasco, infatti, si scagliava contro la fede abortista della radicale Bonino. L’aborto, per un laico, è una conquista civile (che un cattolico può liberamente rifiutare), ma opporsi ad esso è pur sempre una scelta di alto spessore etico. Ciò che non torna, e veniamo al nocciolo della questione, è quello che manca, nelle ricorrenti esternazioni degli insigni prelati. Perché non si invoca con la stessa fermezza la “non negoziabilità” di un altro valore che è, si direbbe in teologia, consustanziale a quello che fonda il cristianesimo stesso, l’amore, e cioè la gratuità? Perché i vescovi, quando ricordano al loro gregge le tre virtù cardinali (fede, speranza, carità), non dicono apertamente che esse sono inconciliabili con la demoniaca sete di profitto che anima la modernità industriale e finanziaria, causa prima della scristianizzazione vittoriosa? Perché non sentiamo parole altrettanto forti e chiare di condanna nei confronti di un sistema economico e sociale che espianta alla radice dalle coscienze individuali la possibilità stessa che si scelga in base a ideali, slegati dal calcolo, dalla convenienza, dall’equiparazione di ogni cosa col metro del denaro? Questo, appena abbozzato, è il problema dei cattolici nei riguardi della modernità. Una colossale, e colpevole, rimozione che vale non solo per l’Italia, ma in tutto il mondo occidentalizzato. Bagnasco, lascia perdere la Bonino, e affronta l’ombra con cui voi cattolici non volete fare i conti.

Alessio Mannino
link originario:
http://www.lasberla.net/index.php/2010/06/la-questione-cattolica/

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