venerdì 15 ottobre 2010

Segantini alla figlia sindaco: «Grazie alle tangenti comprata la casa»

Sono tanti i retroscena dello scandalo arzignanese. «Nel 2006 arrivai come direttore ad Arzignano, dove c'era un grande marciume. Lì è stata la mia rovina. Sono una persona che ha sbagliato ed è fortemente pentita per quello che ha fatto». È il 22 marzo quando Roberto Soraci, 60 anni, di Verona, a capo degli uffici finanziari di Vicenza 2, e in precedenza della città del Grifo, getta la spugna e ammette di essere un dipendente pubblico infedele. Lo fa davanti al procuratore Salvarani e al sostituto Peraro. È un passaggio centrale nell'inchiesta “Reset” che qualche mese dopo vedrà l'arresto di alcuni commercialisti di spicco.

Da gennaio il dirigente si macerava perché il clamore delle indagini sulla corruzione con l'arresto del consulente fiscale Marcello Sedda e del luogotenente in pensione della Finanza Luigi Giovine lo stavano prostrando. Del resto, dall'inizio di gennaio il commercialista Vittorio Bonadeo lo aveva avvisato di essere intercettato dalla Finanza. «Bonadeo mi informò - aggiunge Soraci - che, al pari di lui, era oggetto di intercettazioni. Mi disse che probabilmente avevo il telefono sotto controllo e che sarebbero state attuate anche intercettazioni ambientali. Lui mi suggerì di contattare un'agenzia di investigazione privata». In effetti le cose stanno così. Dopo l'interrogatorio di Andrea Ghiotto del 28 dicembre nel corso del quale ha vuotato il sacco per ore, il procuratore Salvarani chiede al tribunale, che le concede, una raffica di intercettazioni telefoniche per scoprire il fango che per un decennio ha allignato all'Agenzia delle Entrate di Arzignano.

SEGANTINI. «Ho avuto la sfortuna di incontrare Segantini - spiega Soraci - il quale mi fece capire che giravano bustarelle e che se avessi chiuso un occhio ci sarebbe stato qualcosa anche per me. Fu Segantini a presentarmi alcuni commercialisti». Lo stesso Filiberto Segantini, parlando con la figlia Alessia, sindaco del comune veronese di zimella, è esplicito sulla sua corruzione. I due sono appena usciti dallo studio del suo legale a Verona, salgono in macchina, chiudono i cellulari pesando di essere al sicuro, e parte la registrazione della microspia de Finanza. «Guarda che per avere continuato a lavorare solo per quello stipendietto... guarda che... saremmo stati... non dico in casa...in affitto... ma quasi... bon ecco», dice ad Alessia, la quale annuisce: «Va ben...va ben così insomma dai». Il padre prosegue: «Purtroppo sono scelte (prendere le mazzette, ndr - annota un finanziere), che uno fa». Alessia: «Sì». Il papà:«Eh... poi se gli va bene, benissimo, se gli va male purtroppo ecco». «Se non fosse saltata fuori tutto sto bordello qua delle pelli e compagnia nessuno avrebbe mica parlato», afferma il funzionario delle imposte da qualche mese in pensione.

Il quale, dopo che sul nostro Giornale il 5 marzo è pubblicato un articolo su un ispettore del fisco che ha confessato di avere preso 150 mila euro in mazzette, salendo in macchina dice: «Che cosa verrà fuori, adesso? Madonna mia, È scoppiata la guerra». Lo stesso Segantini ad alta voce mentre guida dice: «Ho rovinato tutti, ho rovinato tutti». Nelle stesse ore sua moglie parlando con un'amica le spiega al telefono: «Filiberto ha sbagliato e chi sbaglia paga». Nel brogliaccio delle intercettazioni, a proposito della convesarzione intercettata tra Segantini e la figlia, gli inquirenti annotano: «La figlia Alessia, sindaco di Zimella, cerca fin da subito di chiedere al padre se lo stesso conosca qualcuno di importante che possa intervenire nella vicenda, probabilmente per poterla “sistemare” con i minori danni possibili».

SORACI. Ma torniamo a Soraci, uno dei personaggi chiave, quando decide di confessare la propria corruzione che pone fine alla sua carriera. «Il dott. Sedda - spiega - è un grande corruttore. Faceva continue pressioni. Sedda mi fu presentato da Segantini e poi lui qualche volta veniva nel mio ufficio». «In genere percepivo tramite Segantini in genere 5 mila euro». Quindi specifica: «La suddivisione della somma era ad opera di Segantini e le percentuali erano le seguenti: 40 a me, 35 a segantini, 25 a De Monte». Si arriva al 2008 quando si tiene un pranzo all'Hotel Principe di Arzignano. Vi partecipano Sedda, Soraci, Segantini e Giovine: un commercialista, dunque, due funzionari delle Entrate e il comandante della Finanza. «In quell'occasione - conclude Sedda - qualcuno mi domandò se ero a conoscenza di qualche società che era disposta a pagare una cifra importante (si parlò di 200 mila euro) per fermare un'eventuale verifica fiscale o indagine». Il «grande marciume» di Arzignano, le parole sono di Soraci che incassa una mazzetta da 100 mila euro da Bruno mastrotto, è al suo apice. Per il procuratore Salvarani, che si accinge a chiudere le indagini per 16 persone, c'era un'associazione per delinquere che ammorbava la città.

Ivano Tolettini
da Il Giornale di Vicenza del 13 ottobre 2010; pagina 17

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