sabato 19 febbraio 2011

Affaire Cis e sponsor fantasma: da Filippi a Signorin bufera sulla Lega

A Vicenza e provincia è in arrivo una vera e propria bufera politica che potrebbe concentrare sul Carroccio la sue sferzate. Al momento nel vortice mediatico sono finiti Massimo Signorin e Alberto Filippi, rispettivamente vicesindaco di Arzignano e senatore della Repubblica. Il primo è sotto accertamento dal parte della GdF berica per «evasione fiscale totale e distruzione di documenti contabili». L'azienda di famiglia del secondo invece è finita sotto la lente della magistratura penale vicentina per un presunto giro di sponsorizzazioni fantasma. Sponsorizzazioni che ruoterebbero attorno al faccendiere arzignanese Andrea Ghiotto, uno dei volti più noti della maxi inchiesta per evasione fiscale nel settore concia della Valchiampo denominata Dirty Leather. I giornali locali di ieri hanno pubblicato un lungo elenco delle aziende coinvolte, ma non sono stati indicati i nomi dei soggetti eventualmente colpiti da uno o più avvisi di garanzia; la stessa incertezza vale anche per l'onorevole Filippi, mentre della indagine a carico di Signorin è stato dato ampio risalto.

POLEMICA DI SETTEMBRE. Signorin, che riveste anche la carica di consigliere provinciale sempre del Carroccio, nel settembre dello scorso anno era stato al centro di una durissima contesa politica dopo che durante la trasmissione Presa Diretta su Rai 3, aveva in qualche modo giustificato l'evasione fiscale. All'epoca le minoranze di centrosinistra chiesero le sue dimissioni, ma la maggioranza fece quadrato attorno a lui.

IL SENATORE. Ancora diversa è la posizione del senatore leghista Filippi. Anche quest'ultimo era stato oggetto dell'indagine giornalistica di RaiTre, ma all'epoca non emersero dettagli penalmente rilevanti. Dai quotidiani di ieri invece si è appreso che la magistratura starebbe vagliando la posizione di Unichimica, l'azienda di famiglia specializzata nella fornitura di prodotti per le concerie. Non si sa al momento se Filippi o altri suoi familiari siano sottoposti ad indagine penale.

AFFAIRE CIS. Sempre dalla lettura dei quotidiani di ieri emerge che tra le aziende che avrebbero concesso sponsorizzazioni alle società di Ghiotto, riprendendo poi indietro parte delle stesse senza contabilizzarle, ci sarebbe la lombarda Immobiliare Arco. Quest'ultima è una srl di Brescia che sarebbe in trattativa con Cis spa. Una compagnia berica a prevalente capitale pubblico che dovrebbe realizzare un chiacchieratissimo centro merci a Montebello Vicentino. L'operazione (l'intero piano è pari a 500.000 metri quadri), bollata dai detrattori come una colossale speculazione edilizia, ha registrato il massimo della contestazione quando si è saputo che in una parte del comparto originariamente pensato per l'interporto potrebbe essere realizzato un centro commerciale di 80.000 metri quadri. Una fattispecie che potrebbe generare una plusvalenza immobiliare di non poco conto per i privati (proprio i Filippi), che dopo un travagliato accordo con Cis spa, hanno avuto o stanno per avere la disponibilità di una superficie ad uso commerciale e logistico pari a 250.000 metri quadri.

L'EX LEGHISTA "PASIONARIA". In questo contesto agitato si inserisce così Franca Equizi. Un ex consigliere municipale leghista al comune di Vicenza (socio di Cis spa), espulso dal Carroccio. Equizi da anni si batte «contro la speculazione edilizia legata al Cis» tanto che per lunedì 21 febbraio ha annunciato una conferenza stampa nella quale dovrebbe rivelare «particolare clamorosi» proprio sull'affare Montebello. A palazzo Nievo, sede della provincia (un altro fra i soci del Cis) si vocifera infatti di un possibile esposto alla procura di Vicenza condito con particolari scottanti.

L'ARRESTO. Tant'è che sembra non esserci pace per il Carroccio berico. Quest'ultimo infatti a fine gennaio ha dovuto patire anche l'arresto di Alessandro Costa. Ex assessore leghista alla sicurezza a Barbarano Vicentino (è stato espulso dal partito peraltro) il 38enne, che di mestiere fa il vigile urbano, secondo la procura di Padova è tra i gestori di un ramificato giro di squillo. La decisione dell'uomo di tenere per sé comunque la carica di consigliere comunale senza rassegnare le dimissioni ha mandato in subbuglio la maggioranza di centrodestra che regge le sorti dell'esecutivo di Barbarano. Un esecutivo nel quale il primo cittadino leghista Roberto Boarìa, non ha preso le distanze il suo ex collega di giunta, proteggendolo da uno scomodo dibattito in aula.

Marco Milioni
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