sabato 21 maggio 2011

Lega, qualcosa s'è rotto



Ha ragione il leghista trevigiano Muraro: la Lega Nord si è imborghesita. Io, nel mio cantuccio di osservatore, lo vado dicendo da due anni almeno. Oggi, su Repubblica, lo dice persino il leghistissimo Gentilini. E prima di lui lo aveva detto il vicentino Lovat, cacciato per aver alzato la testa (il cui errore a posteriori è stato forse quello di non aver aspettato la disfatta delle recenti amministrative: ora sarebbe in buona compagnia, nel criticare dall’interno un Carroccio romanizzato e berlusconizzato). E prima ancora, qui a Vicenza, lo aveva gridato con una raffica di esposti la pasionaria Equizi.

L’anima popolare e verace della Lega ribolle di sdegno e di rabbia contro l’altra, governativa e ufficiale. La base furibonda intasa i centralini di Radio Padania accusando il proprio partito di pagare un prezzo troppo alto all’alleanza con Berluskaz (copyright: Bossi, quand’era Bossi). E adesso, dopo il calo elettorale, lo scontento è palese, sale in superficie, non può più essere nascosto. Così, per esorcizzarlo, i ras locali più vicini agli umori profondi del popolo in camicia verde se ne fanno portavoce.

L’Umberto magno sa perfettamente che tutta la partita si giocherà a Milano, e sa altrettanto bene che potrebbe essere perduta. A quel punto avrà in mano il pretesto per ridefinire i rapporti con il Pdl, onde evitare di lasciarsi “andare a fondo” con esso. Di qui il suo mettere le mani avanti fin da ora, con la richiesta di un “nuovo progetto”. Insomma, farà quel che ha sempre fatto: tirerà o mollerà la corda, rispolverando o accantonando formule e slogan a seconda della convenienza.

Perché la Lega, molto italianamente, non è stata altro che una fazione che ha avuto come unica bussola il proprio particulare: quando era vantaggioso allearsi si è alleata, quando lo era di più rompere ha rotto, se portava più voti (e poltrone) fare gli esagitati secessionisti si esagitava, se invece era meglio mostrarsi moderati si moderava. Tatticismi, calcolo, conquista del potere: come un normale, squallido partito qualsiasi. Peggior servizio non poteva arrecare all’idea sacrosanta da cui era partita: l’autonomia locale, l’unica reale controspinta alla globalizzazione, il male radicale del nostro tempo. Altro che quella patacca di pseudo-federalismo che ci stanno rifilando con l’abbraccio mortale a Berlusconi. Altro che il Trota assiso ai vertici perché figlio del monarca. Altro che le sciagurate guerre imperialiste in Libia. Altro che la deriva affaristica e corrotta, a cominciare dalle periferie (il concia-gate, il caso Cis). Altro che le correnti e le cupole oligarchiche (da Maroni contro Calderoli giù in basso fino alle trame della Dal Lago). Leghisti, ora che vi siete dati una svegliata, ribellatevi.

Alessio Mannino
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