mercoledì 14 marzo 2012

Variati, Salton e la voragine Sinergie

«Scoppia, improvvisa, una grossa grana per Ascopiave. Sul sito della utility trevigiana e sugli avvisi di Borsa Italiana ieri è apparso un comunicato che di fatto è un profit warning alla vigilia del cda per l'approvazione del bilancio 2011, previsto domani. Il problema si chiama Sinergie Italiane, la società di acquisto del gas partecipata al 27,6% da Ascopiave. Stessa quota è in capo a Iren (la multiutility di Torino, Genova e di varie città emiliane) e alla lombarda Blugas. Con quote minori sono presenti altre tre società energetiche, tra cui Utilità, spa milanese che sarebbe collegata alla Compagnia delle Opere. Ma è il gruppo trevigiano ad aver sempre giocato da protagonista dentro Sinergie Italiane: è una creatura della lunga gestione di Gildo Salton ed ha fin qui espresso l'amministratore delegato nella persona di Flavio Battista. Ebbene... il bilancio della partecipata... evidenzia una significativa perdita, pari a 92,2 milioni». Sono questi i passaggi fondamentali di un lungo articolo pubblicato oggi sul Corriere del Veneto a pagina 11. Ma si tratta di una vicenda anche vicentina?

La risposta è sì. Vicenzapiu.com del 23 dicembre 2011 pubblica un lungo servizio sulle magagne trevigiane di Salton. Appena il giorno prima lo stesso manager, su input politico del sindaco vicentino Achille Variati del Pd, si era insediato a capo di Aim Servizi a rete con la qualifica di amministratore unico. Il 17 febbraio Nuovavicenza.it  pubblica un'intervista a Salton nella quale lo stesso amministratore unico spiega che nei suoi piani c'è la volontà di replicare con Aim e con altri soggetti lo stesso modulo adottato con Sinergie. Possibile che sul cruscotto della giunta comunale di Vicenza (guidata da un centrosinistra a geometria variabile) non si sia accesa una spia rossa? Possibile che una performance così clamorosa di Salton fosse sconosciuta all'esecutivo berico?

Ma c'è di più. Salton è notoriamente vicino all'europarlamentare vicentino del Pdl Lia Sartori, all'ex ministro del welfare Maurizio Sacconi del Pdl e all'ex ministro della cultura, il padovano Giancarlo Galan, sempre del Pdl. Che cosa hanno questi tre in comune? La vicinanza, e spesso l'ammirazione, per il capo dei capi del Pdl, l'ex premier Silvio Berlusconi. Quest'ultimo da anni viene dato in buonissimi rapporti con il presidentissimo Russo Vladimir Putin. Tra i due, almeno secondo Wikileaks, ci sarebbero anche rapporti d'affari mai chiariti. Putin, si sa, oltre ad essere lo zar politico della grande Russia, viene anche descritto come il vero referente della politica energetica del Paese euroasiatico, il che dalle parti di Mosca fa rima con Gazprom. Il colosso russo dell'energia appunto. E da cosa sarebbe originata «la voragine» targata Sinergie? Da un contratto che avrebbe premiato Gazprom e che avrebbe punito Sinergie. Almeno così spiega il Corveneto di oggi che nel dettaglio usa queste parole: «...Sinergie paga in buona parte il maxi-accordo con Gazprom per la fornitura di 1,5 miliardi di metri cubi di gas all'anno fino al 2021. Il contratto è di tipo take or pay che fissa in anticipo le condizioni. Il prezzo si è rivelato l'anno scorso assai più alto di quello che Sinergie Italiane è riuscita a praticare ai propri soci-clienti. La differenza ha devastato il bilancio...». Che dice il sindaco di Vicenza di questi chiari di luna? Ci sono aspetti oscuri nella vicenda? Sinergie bis con la griffe di Aim è ancora la cosa migliore? Le grandi aggregazioni certamente permettono economie di scala. Ma anche disastri su vasta scala perché i numeri in gioco sono immensi.

Marco Milioni

giovedì 8 marzo 2012

Quando Bruno disse: «Mi sentii “ricattato”»

(i.t.) È il 12 marzo di due anni fa quando Bruno Mastrotto fornisce agli inquirenti la sua versione sui famosi 300 mila euro che consegnò al consulente fiscale Marcello Sedda per corrompere i vertici delle Entrate di Arzignano e Venezia in relazione all'accertamento fiscale. «Non avrei voluto farlo, ma Sedda - spiega agli inquirenti - mi aveva detto che mi sarebbe certamente convenuto pagare atteso che, viceversa, ci sarebbero state conseguenze negative per altre società del gruppo, oltre al fatto che non si sarebbe definito l´accertamento in adesione in corso. Ma io mi sentii “ricattato”». Da allora ne è stata lavorata di pelle negli stabilimenti che riforniscono il mercato mondiale. Bruno e il fratello Santo, che mezzo secolo fa hanno getto le basi del gruppo, nonostante le sofferenze di questi due anni, non hanno perso la voglia di intraprendere. Chiara Mastrotto, la determinata avvocata figlia di Bruno, rappresenta ad un tempo la continuità - con i valori positivi di una grande famiglia d´imprenditori che ha forgiato il colosso -, ma anche la discontinuità per gli errori commessi nei rapporti col Fisco. Il gruppo Mastrotto ha voltato pagina, nel frattempo si è internazionalizzato, senza perdere rapporto con vocazioni e radici vicentine.

da Il Giornale di Vicenza del 6 marzo 2012; pagina 28

Mastrotto, pace col Fisco da 27 milioni

Un accordo definitivo che sigla la pace. Il gruppo Mastrotto volta pagina nei suoi rapporti con il Fisco. I vertici della principale realtà industriale conciaria italiana, composta da società anche estere con un fatturato che si aggira sui 500 milioni di euro, hanno raggiunto un´intesa con l´Agenzia delle Entrate di Venezia e Vicenza per sanare l´evasione fiscale accertata l´anno scorso dalla polizia tributaria nel pagamento degli straordinari in nero a centinaia di dipendenti. L´accordo prevede che il gruppo di Arzignano fondato dai fratelli Bruno e Santo, e oggi guidato dall´avvocato Chiara, versi allo Stato una somma attorno ai 27 milioni di euro a fronte delle tre principali contestazioni formulate dalla guardia di finanza: i “fuori busta” per gli straordinari; la fatturazione fittizia per coprire gli straordinari in nero e le cosiddette operazioni tramite società “esterovestite”, un meccanismo per eludere l´imposizione tributaria.

L´inchiesta guidata dai finanzieri del tenente colonnello Paolo Borrelli, dunque, ha consentito all´erario di recuperare la tassazione che il gruppo Mastrotto non aveva versato allo Stato nell´arco di alcuni anni, durante i quali nel distretto berico per eccellenza il meccanismo della concorrenza attraverso società che procuravano pellami a prezzi scontati purché si praticasse il “nero sistematico”, aveva prodotto un fenomeno distorsivo e patologico. Tra questi il consolidamento del meccanismo del “fuori busta” senza tassazione, che per il gruppo Mastrotto aveva coinvolto una parte cospicua degli 800 dipendenti, con la necessità di attivare una struttura amministrativa parallela per far fronte alla gestione dell´imponente uscita di denaro ufficiosa.

Tuttavia, rispetto ai numeri che erano emersi a fine agosto, quando il “caso Mastrotto” aveva assunto dimensioni nazionali e si parlava di oltre 100 milioni allorché furono notificati i “processi verbali di contestazione”, le cifre si sono ridimensionate di parecchio, come prova l´accordo raggiunto tra la direzione provinciale delle Entrate di Vicenza, guidata da Eugenio Amilcare, e il gruppo industriale. Ma non c´è stato alcun patteggiamento: l´azienda ha riconosciuto l´illecito ed ha tirato una riga.

Con la firma del patto, l´azienda ha subito versato un sostanzioso acconto sui 27 milioni previsti, mentre la restante parte sarà pagata secondo un piano di rateizzazione standard nei rapporti tra Entrate e contribuenti. Tra l´altro, merita di essere sottolineato che i dipendenti della Mastrotto non dovranno pagare imposte su quanto percepito in nero, come qualcuno ipotizzò quando scoppiò il caso, perché l´azienda si è accollata tutti gli oneri.

Sono stati i fratelli Bruno e Santo, e l´amministratore delegato Chiara, che sono assistiti dall´avvocato Mauro Meneghini, a spingere per una soluzione che fosse la più rapida ed equilibrata possibile, sotto il profilo finanziario, impegnandosi a chiudere la vertenza col Fisco salvaguardando i lavoratori.

Tra l´altro, la Mastrotto fin da quando era scoppiato il bubbone di Reset, aveva fornito piena collaborazione alla tributaria, consegnando la contabilità parallela dalla quale era stato possibile riscontrare il meccanismo illegale che garantiva vantaggi alla società e ai lavoratori. Tra le sanzioni già versate ci sono gli oneri previdenziali che grazie alle contribuzioni in nero venivano evasi.
Infine, anche sul fronte penale Bruno e Santo Mastrotto sono prossimi a raggiungere un accordo che consenta loro di mettere alle spalle una complessa vicenda giudiziaria che li ha molto provati.

Ivano Tolettini
da Il Giornale di Vicenza del 6 marzo 2012; pagina 28