venerdì 20 aprile 2012

Fabris: «Pedemontana a rischio a causa della Nuova Valsugana»

«La Superstrada Pedemontana è a rischio: la realizzazione della Nuova Valsugana rischia di invalidare tutte le previsioni di traffico sulla Pedemontana, e di conseguenza il project financing e l'opera». L'allarme viene da Mauro Fabris, commissario governativo al tunnel ferroviario del Brennero. Che, non contento, rincara: «Vicenza rischia di rimanere isolata, una specie di "Striscia di Gaza" fra Autobrennero a ovest e Nuova Valsugana a est».

Il politico ne ha parlato ieri a margine dell'incontro a Vicenza con l'associazione «Forgiareidee», con il politologo Luca Romano e il segretario del Pd vicentino Federico Ginato. «Il corridoio europeo 1, che comprende il tratto Monaco-Verona, è l'unico in avanzata costruzione - osserva Fabris - Lo scavo della galleria del Brennero è già al 20 per cento, abbiamo anche risolto il problema dell'innesto a Verona con una soluzione condivisa dalla città, un affiancamento in galleria alla linea storica. Io scommetto che questo tratto sarà completato molto prima della Tav verso Venezia, ferma da anni». Secondo Fabris proprio Vicenza «ha grandi colpe nel rallentamento dell'alta velocità ferroviaria, perché ha preteso a tutti i costi un attraversamento in sotterranea. È assurdo pretendere una fermata ogni 40 chilometri: il territorio vicentino deve recuperare un minimo di capacità propositiva, sia a livello di istituzioni che di associazioni di categoria. Si punti con forza, ad esempio, sull'autostrada Valdastico Nord: in Trentino il dibattito sulla A31 Nord è rovente, e se passa la loro linea, che vuole vedere realizzata solo la Nuova Valsugana, l'area vicentina resterà una sorta di terra di nessuno. I flussi di traffico risaliranno a est e ad ovest di Vicenza, senza attraversamento».

Per Fabris potrebbe venire invalidato nei suoi presupposti di partenza anche il project financing, e di conseguenza la realizzazione, della Supestrada Pedemontana, la maxi-arteria fra Spresiano e Montecchio Maggiore di cui da pochi mesi sono stati aperti i cantieri. «La Pedemontana rischia di non farsi. Da un lato è insorto un problema finanziario nel consorzio Sis, che ha vinto l'appalto. Dall'altro il project financing ha alla base stime di traffico appena sufficienti, che con la realizzazione della Valsugana verrebbero completamente invalidate. In sintesi, nel tratto tra Bassano e Montecchio i veicoli circolanti potrebbero risultare molto meno del previsto, perché una parte importante devierebbe verso sud o verso nord all'altezza di Bassano».

Andrea Alba
da Il Corriere del Veneto del 20-04-2012; edizione di Vicenza, pagina 4

venerdì 6 aprile 2012

De profundis Sinergie Italiane società verso la liquidazione

Il bel giocattolo va alla rottamazione. Per Sinergie Italiane è stata annunciata l'eutanasia. Il 28 marzo scorso l'assemblea dei soci ha deliberato la ricapitalizzazione della società specializzata nell'acquisto di gas dai grandi operatori. Ieri i soldi sono stati versati ed è stata anche comunicata la data del 13 aprile come ultimo atto: in quella data si voterà, in una nuova assemblea, per la liquidazione in bonis. Ognuno andrà per conto suo, come voleva da mesi Iren e come di recente aveva deciso di fare anche Ascopiave, la utility trevigiana che aveva partorito questa creatura durante la gestione Salton. Ora, cambiati i vertici in modo traumatico (è noto il contenzioso in corso con l'ex presidente) c'è la volontà di smontare quanto costruito in passato e di voltare pagina.

L'operazione è piuttosto dolorosa. Come noto, Sinergie Italiane ha chiuso il proprio bilancio 2011 con una perdita di 92 milioni, riconducibile sostanzialmente al crollo dei prezzi internazionali del gas lo scorso anno, mentre invece faceva il proprio corso il maxi-contratto take or pay con Gazprom, a condizioni nettamente più onerose, per la fornitura di un miliardo e mezzo di metri cubi di gas all'anno fino al 2021. La perdita secca ha già avuto riflessi sul bilancio Ascopiave, che ha dovuto ridurre drasticamente l'utile dello scorso esercizio e rinunciare alla distribuzione del dividendo. Con la ricapitalizzazione, i soci di Sinergie hanno sborsato pro quota: nel caso di Ascopiave si tratta di circa 25 milioni e per effetto della mancata partecipazione di un paio di soci minori (Alto Milanese Gestioni Avanzate e Utilità Progetti e Sviluppo) la quota è salita al 30,94%.

Stessa percentuale per Iren e Blugas. Con il versamento, la perdita è stata ripianata, il capitale sociale azzerato e ricostituito al valore nominale di un milione di euro. Cosa succede adesso? La messa in liquidazione non dovrebbe creare ulteriori danni alle singole multiutility che hanno partecipato all'avventura. Ma del contratto con Gazprom non ci si potrà liberare: con ogni probabilità, sarà «smontato» e diviso proporzionalmente alla partecipazione di ciascuno nel capitale di Sinergie Italiane. Per Ascopiave, quindi, si tratterà di 500 milioni di metri cubi di gas all'anno. E il nodo sarà il prezzo, che dovrà essere rinegoziato col gigante russo, pena il rischio di ulteriori perdite future. «Si è messo molto in risalto ciò che è successo in Sinergie Italiane - annota Flavio Battista, amministratore delegato ormai in uscita - senza tener conto di una situazione generale di mercato che ha penalizzato in modo notevole tutti gli operatori dello stesso segmento in Italia». Ma tant'è. In questi casi mal comune è difficilmente mezzo gaudio e il consorzio di acquisto viene sciolto. A meno che qualche soggetto industriale, a sorpresa, non si faccia avanti per acquisirlo.

Claudio Trabona
da Il Corriere del Veneto del 5 aprile 2012, edizione di Vicenza; pagina 19