martedì 27 novembre 2012

Avantec, tracollo da 10 milioni

Due società con gli stessi soci, Alberto Rigon di Breganze e Vittorio Dalla Valle di Lugo, che eseguono operazioni incrociate all´attenzione della procura di Vicenza e dei rispettivi curatori fallimentari. Si tratta della Carpenteria Valdastico srl che aveva sede a Bolzano Vicentino, dichiarata fallita il 30 luglio 2009; e della Avantec Costruzioni Meccaniche srl di Mason, di cui il tribunale di Bassano presieduto da Aurelio Gatto ha deliberato l´insolvenza lo scorso giugno. La ditta ha debiti per 10 milioni di euro, di cui 7,1 milioni con le banche. Per il primo crac la procura ha aperto un´inchiesta per bancarotta semplice non solo nei confronti dei soci Rigon, 43 anni, conosciuto a Bregenze per essere autorevole consigliere comunale di minoranza, e di Vittorio Dalla Valle, 46 anni, ma anche a carico degli amministratori in tempi diversi Deris Dalla Valle, 45 anni, di Breganze, Tonio Pesavento, 59 anni, di Isola Vicentina, e Galliano De Rosso, 66 anni, di Monticello Conte Otto. Quest´ultimo fino a venerdì era consigliere comunale, ma ieri si è appreso che ha rassegnato le dimissioni. Nel frattempo, il curatore fallimentare Andrea Peruffo, delegato dal giudice Giuseppe Limitone, ha incaricato l´avv. Paolo Doria di avviare azione di revocatoria nei confronti dei cinque indagati per chiedere i presunti danni patiti dai creditori, quantificati in 2 milioni di euro. L´avv. Doria sottolinea che Rigon e Dalla Valle hanno acquistato le quote azionarie della Carpenteria Valdastico il 20 ottobre 2006 dalla Costruzioni Meccaniche Valdastico srl di Gino Zoppelletto e Gilberta Motterle (di cui De Rosso era stato amministratore delegato, poi amministratore anche della Carpenteria Valdastico). I soci avevano eseguito un´operazione di spin off - cioè di scissione della società -, ricollocando il capannone nella Costruzioni Metalliche Valdastico srl, che dava in locazione lo stesso immobile alla Carpenteria Valdastico. Pochi mesi dopo, il 13 dicembre 2006, Rigon e Dalla Valle, come soci della Carpenteria Valdastico, acquistavano da Avantec Costruzioni Meccaniche srl, di cui amministratori e soci erano loro stessi, il ramo d´azienda della carpenteria metallica per un corrispettivo netto di 417 mila euro. «Considerata la palese situazione di conflitto d´interessi tra i soci delle due società - si legge negli atti di causa -, vista la medesima proprietà delle due società coinvolte», «si deve ritenere che il valore attibuito alla voce “avviamento” veniva ampiamente sopravvalutato, a tutto svantaggio della fallita Carpenteria Valdastico srl, che si trovava costretta a corrispondere un gravoso e ingiustificato corrispettivo». Questa accusa è respinta soprattutto dai due ex amministratori, Rigon e Vittorio Dalla Valle, i quali come detto devono anche difendersi dall´accusa di bancarotta semplice. Secondo l´avv. Doria, che riprende l´analisi del curatore Peruffo, «la situazione d´insolvenza può essere, con evidente ragionevolezza, retrodatata a fine 2006». Il motivo? «Il bilancio 2006 se adeguatamente verificato - scrive - risulta inattendibile». «La procedura fallimentare ritiene che gli amministratori - insiste Doria - avessero raggiunto la “scientia decotionis” della società già nei primi mesi 2007», tuttavia i soci avrebbero scelto di «continuare l´attività procurando un sicuro danno ai creditori, avendo depositata la domanda di fallimento in proprio solo il 21 luglio 2009». L´ipotetico danno è valutato in 2 milioni di euro. Intanto, anche il curatore del fallimento “Avantec”, Plino Todesco, sta verificando i conti della fallita su istanza della Cassa di Risparmio del Veneto spa. La ditta fabbricava macchine per il tessile ed è stata sciolta il 24 luglio 2009. Il 9 giugno 2010 ha fatto istanza di concordato preventivo, i creditori hanno votato di no e l´8 giugno c´è stato il fallimento. A pesare i debiti con le banche per 7 milioni e per 2 milioni con i fornitori. Accertamenti sono in corso.

da Il Giornale di Vicenza del 27 novembre 2012; pagina 33

venerdì 23 novembre 2012

Picchiato dopo la lite tra automobilisti: sotto accusa due poliziotti in borghese

Una precedenza non concessa, un alterco tra automobilisti, un pugno, e un'auto che se ne va, lasciando solo un 32enne sanguinante. A dare il peso specifico dei fatti, in questo caso, sono i protagonisti. Uno è Luca Prioli, poliziotto vicentino, segretario regionale del sindacato di polizia Coisp: sarebbe stato lui, insieme a un collega, a fermare un automobilista lungo la A22, a poca distanza dal casello di Mantova, e a picchiarlo. L'aggredito è Riccardo Welponer, nipote di Nardir Welponer, politico molto conosciuto a Verona, ex consigliere regionale dei Ds.

Ricostruire quanto accaduto, dare volto e nome agli aggressori, non è stato facile perché i due poliziotti se ne sono andati dopo la rissa e l'auto su cui viaggiavano non era riconoscibile come auto della polizia. La denuncia fatta da Welponer è stata presentata alla squadra Mobile di Mantova contro ignoti: l'unico dato in possesso della vittima, e di un testimone fermatosi a prestare soccorso, era il numero di targa. Il collegamento tra l'auto, risultata in uso alla questura di Vicenza, e il nome dei due conducenti, tra cui quello del segretario regionale del Coisp, è stato comunque rapido. E altrettanto rapida è stata la comunicazione di quanto avvenuto al ministero dell'Interno, che a breve riceverà dalla questura di Vicenza una relazione ufficiale sui fatti. Welponer, ancora sotto shoc e con il naso rotto, racconta la sua versione: «Mi hanno picchiato e sbattuto a terra, sono quasi svenuto, quando mi sono ripreso mi hanno buttato contro il guardrail».

Prioli ammette il coinvolgimento nell'accaduto, ma si difende: «Sto portando a termine una delicata missione e la legge mi impedisce di dire quello che è successo - spiega - certo è che chi ha fatto il mio nome in relazione a questa vicenda la pagherà cara, perchè nessuno doveva sapere che io mi trovavo in quella macchina». Sul pestaggio e sul motivo del diverbio Prioli rimanda all'autorità giudiziaria: «C'è una denuncia, deciderà il magistrato, ammetto che ci siamo fermati e che c'è stato un diverbio, ho già fatto una relazione al questore, perché mi è stata richiesta. Io rendo conto solo al questore, con chi mi accusa ci vediamo in tribunale». Le condizioni fisiche di Welponer e il fatto che il questore di Vicenza abbia chiesto una relazione a Prioli, aggiungono qualche tessera in più al puzzle di una notizia che era nata «distorta». Alcuni quotidiani, infatti, avevano scritto ieri che a picchiare il 32enne veronese sarebbero stati due non meglio identificati «bodyguard» che trasportavano un «vip» in un'auto blu. La verità era un'altra ed è venuta a galla ieri. Ora i due poliziotti rischiano, oltre all'indagine penale, l'allontanamento dagli incarichi. Per un eventuale provvedimento disciplinare si attenderà l'esito dell'inchiesta giudiziaria.

Roberta Polese
da Il Corriere Veneto del 23-11-2012 a pagina 7; edizione di Vicenza

martedì 13 novembre 2012

Il Cis verso la liquidazione

All'unanimità i soci del Cis spa hanno votato per la messa in liquidazione. Questo l'esito dell'assemblea che si è tenuta ieri mattina a palazzo Nievo presieduta dalla presidente Angela Peretto. Un debito che supera i 20 milioni di euro e l'impossibilità di proseguire nell'attività hanno imposto ai soci la svolta dopo mesi di paralisi. Giovedì è in programma un'altra riunione per nominare i tre liquidatori che saranno dei tecnici esterni. A loro il compito di vendere il terreno del Cis spa al migliore offerente e, con quanto ricavato, ripianare i debiti, si spera, completamente.

Con questa decisione si inizia a scrivere l'ultimo capitolo di una storia iniziata nel 1988. È di allora la decisione dell'acquisto di un terreno a Montebello dove realizzare un centro intermodale di scambio. Costituiscono il Cis spa la Provincia di Vicenza (23.5%), Autostrada Serenissima oggi A4 Holding (25.2), Camera di Commercio di Vicenza (20%), Banca Popolare di Vicenza (7.9%), Fiera (7.7%). Le cose si complicano fin dall'inizio con le difficoltà di acquisizione dell'area da parte dei privati. Ma è solo l'inizio. La vicenda sembra sbloccarsi nel 2009 quando Arco Immobiliare firma un preliminare nel quale si impegna ad acquistare i terreni e subentrare nei debiti dei soci.

Ma a questo punto non si è mai arrivati. A luglio 2012 il Cda presieduto da Galdino Zanchetta viene sfiduciato e viene sostituito dalla commercialista Angela Peretto. Quest'ultima nella relazione ai soci denuncia «l'impossibilità di proseguire l'attività della società». Risultato? Si chiude, si spera senza perdite, grazie alla vendita del terreno probabilmente alla stessa Immobiliare Arco che non si è mai del tutto tirata indietro. Ma ora la palla passa ai liquidatori.

da Il Giornale di Vicenza del 13 novembre 2012; pagina 33

lunedì 12 novembre 2012

La piena di pilu

Con le chiappe all'asciutto, scampata la strizza, gabbato lo santo, è cominciata la sarabanda delle vaccate: «Se la regione non se la sente di proseguire l'iter del bacino, dia a me e al sindaco Marcello Vezzaro di Caldogno i potere speciali per concludere questa faccenda», Achille Variati, sindaco democratico di Vicenza. «Vicenza non può affrontare un'emergenza alluvione ad ogni pioggia autunnale... I bacini di laminazione sono l'unica soluzione ed è un parere unanime. I soldi ci sono ma la gestione commissariale ha evidentemente fallito, visto che queste opere ancora non partono. Servono poteri militari, altrimenti queste opere non si vedranno mai», Giorgio Conte, parlamentare berico in forza a Fli. «Dobbiamo intervenire con leggi e poteri speciali, perché non possiamo continuare a vivere in una situazione di emergenza...», Daniela Sbrollini deputato vicentino del Pd.

Ovviamente del vero motivo per cui Vicenza va sotto ad ogni microbo che sputa dal cielo nessuna menzione: dagli anni Settanta ad oggi si è costruito troppo ma costa ammetterlo. Anzi i sindaci interessati, come Variati, rispondono all'emergenza con altri 400mila quadri di edificato. Il collega in lamenti Marcello Vezzaro del Pdl, mai si è sentito sparare ad alzo zero sulle precedenti amministrazioni di Caldogno che hanno permesso di costruire dio solo sa quanto. Forse se ne dimentica perché in qualche giunta dell'ex primo cittadino Costantino Toniolo (Pdl), l'attuale sindaco sedeva in plancia assieme ad altri. Conte si ricorda delle sue origini politiche a destra e invoca i soldati per realizzare un banalissimo buco per terra come è il bacino di sicurezza in zona Caldogno. I proprietari voglioni più soldi? Bene se l'opera è così importante si dia loro ciò che chiedono. Non bastano i soldi? Si blocchi la Spv e tutte le infrastrutture simili costruite in project financing (e si smetta di pagare ai proponenti anche gli ospedali come quello di Santorso, confiscandoli) e si riversino quelle risorse per le opere di salvaguardia idrogeologica. Che ci vuole?

Ma Conte e Sbrollini vogliono i poteri speciali? Il deputato vuole il genio della Difesa? Bene li si accontenti e sia dia disco verde all'esercito per radere al suolo ogni edificio, capannone, villetta geometrile o scatolame pseudo-archistar, costruito in zona verde dal 1985 ad oggi: in tutto quello che un tempo fu il Veneto e che oggi è un mammemmolodromo infetto di sebo mafioso. Si organizzino tribunali del popolo per condannare alla spiccia i padroni del pus, i decisori, i profittatori, i cavatori, i costruttori, i betonieri, gli asfaltieri, i progettisti, i capibastone e gliutilizzatori finali. I profughi, di cui molti sono colpevoli di questo stato di cose perché hanno condiviso questo modello di sviluppo inutile, criminogeno, casinaro, cialtrone e senz'anima, potranno accasarsi presso ville, depandance, condomini e olgettari vari di lor signori politici, industriali, banchieri e speculatori. Dove magari potranno attendere la prossima piena tra un programma della De Filippi, una troia (o un Suv) in leasing e uno special di Porta a Porta su Padre Pio. Intanto del vademecum D'Alpaos nessuno parla, per esempio. Che è successo di diverso rispetto a due anni fa? Quali novità ci sono state?

Marco Milioni