martedì 7 febbraio 2017

Pfas e chimica, i nodi vengono al pettine


«Finalmente ci siamo: dopo mesi e mesi di lavoro, domani sarà pubblicata la relazione della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti sui Pfas. Sostanze dal nome cacofonico che sono interferenti endocrini, in particolare del metabolismo dei grassi, e possibili cancerogeni. Hanno contaminato l'acqua potabile in un'area di almeno 180 km quadri abitata da oltre 300mila persone. E stanno causando una strage silenziosa, di cui ora ci sono le prove ma che continua imperterrita, nonostante le denunce e i dossier rimpallati tra le procure». È questo uno dei passaggi più importanti che il senatore del M5S ha affidato al blog del movimento. Una riflessione che descrive lo stato d'animo di quanti in questi mesi hanno seguito da vicino una vicenda la quale è tutt'altro che esaurita. Le parole di Cappelletti peraltro giungono in un momento in cui sul tema dei temutissimi derivati del fluoro, i Pfas appunto, hanno alzato i toni gli attivisti di Legambiente che tre giorni fa a Cologna, hanno puntato l'indice contro la Regione Veneto soprattutto in ragione del duro attacco di Piergiorgio Boscagin (in foto) responsabile del circolo locale della associazione ecologista.

LE PREOCCUPAZIONI DEL SENATORE
Cappelletti senza mezzi mette sulla graticola la Miteni, l'industria di Trissino nel Vicentino, che secondo Arpav è responsabile di una contaminazione da fluoruri ultradecennale: la linea di produzione dei Pfas «deve choudere» attacca l'inquilino di palazzo Madama che al contempo aggiunge: «I lavoratori attuali e pregressi della Miteni devono essere sottoposti a screening sanitario indipendente ed eventualmente a trasfusioni di plasma se i dati dei verosimili studi in corso saranno positivi».

IL J'ACCUSE COLORATO
Non meno preoccupata è Legambiente, la quale non più tardi di sabato a Cologna Veneta aveva organizzato un flash mob coordinato dal presidente regionale Luigi Lazzaro, durante il quale erano stati lanciati strali durissimi nei confronti della Regione Veneto: in uno striscione che mescolava goliardia e critica politica il centrodestra del governatore Luca Zaia, dell'assessore all'ambiente Gianpaolo Bottacin, dell'assessore alla sanità Luca Coletto nonché di quello all'agricoltura Giuseppe Pan. Ma a finire nel mirino degli ambientalisti è Domenico Mantoan, potentissimo segretario regionale della sanità, il più alto dirigente in materia. Luigi Lazzaro, presidente regionale di Legambiente Veneto ha attaccato ad alzo zero: «Da quando il fenomeno tre anni fa è stato ufficializzato poco si è fatto: è stato un carnevale lungo 36 mesi. È stato un susseguirsi di dichiarazioni imprecise che ci hanno spinto a suggerire, goliardicamente, l'abito ufficiale del carnevale della terra dei Pfas: il famoso e amatissimo costume da Pinocchio».

L'AFFONDO DI BOSCAGIN
Ancor più duro è stato Piergiorgio Boscagin (in foto), presidente del circolo di Legambiente di Cologna Veneta: «Abbiamo scelto Cologna Veneta come luogo simbolo perché è in queste campagne che il maxi tubo del consorzio di depurazione del comprensorio Agno Chiampo scarica il suo contenuto di Pfas, ma anche di reflui della concia nel sistema del Fratta-Gorzone. I Pfas sia chiaro - aggiunge ancora Boscagin - non solo che la punta dell'iceberg. Ed è ora giunto il momento che si cominci a fare davvero chiarezza anche perché Cologna e il suo hinterland patiscono questa situazione ormai da quarant'anni. Abbiamo diritto ad avere acqua pulita e non filtrata. Sono ormai quasi quattro anni che la Regione non dà risposte adeguate. I lavori per un nuovo approvvigionamento degli acquedotti non sono nemmeno iniziati. C'è poi il problema immane della contaminazione da più sostanze dell'acqua destinata all'agricoltura, problema su cui c'è ancora bui pesto. È giunto il tempo che chi ha inquinato paghi le sofferenze e i danni economici cagionati al nostro comprensorio». Il referente del circolo colognese poi infilza anche la Coldiretti: «Appena lo scandalo è deflagrato abbiamo cercato le associazioni degli agricoltori. Ma invano perché questi signori non hanno fatto nulla. È vergognoso».

L'ANTEFATTO
Ad ogni modo la presa di posizione di Legambiente sulla concia va letta in un contesto più ampio. Da mesi infatti si parla di imprese che nel distretto conciario opererebbero fuori norma per comprimere i costi. La questione è complessa e controversa perché non mancano coloro che negli anni hanno accusato la politica e le autorità di avere distillato norme che, specie in tema di diluizione dei reflui conciari veicolati dal maxi tubo del consorzio Arica, contravvenivano non solo ai princìpi di cautela ma anche ai dettami della disciplina nazionale. La crisi e un mercato sempre più concorrenziale avrebbero quindi spinto alcune società ad allentare ulteriormente la presa tanto che il 21 gennaio il portale de Il Giornale di Vicenza aveva dato la notizia di due super multe per l'ammontare complessivo di un milione e mezzo di euro per la conceria Riviera srl di Zermeghedo e la Cumar srl di Montebello Vicentino. Sanzioni amministrative che sono state elevate dal Consorzio Medio Chiampo il quale avrebbe rilevato che negli scarichi delle ditte «ci sarebbero state delle pesanti difformità tra i valori delle sostanze dichiarati al momento di scaricare e quanto invece riscontrato dai controlli dei reflui una volta entrati nella rete. Le analisi avrebbero dimostrato il superamento dei livelli massimi consentiti anche del triplo per quanto riguarda i composti azotati e l'ammoniaca mentre per i solfuri, che dovrebbero stare al di sotto dei 5 milligrammi per litro, si sarebbe arrivati in certi casi addirittura ai 500 milligrammi su litro e cioè cento volte tanto». Non è dato sapere al momento se il Consorzio abbia irrogato altre sanzioni amministrative, anche perché al momento il portale che per legge deve contenere i provvedimenti non funziona. Ma non è da escludere che altri provvedimenti consimili siano stati adottati dall'ente presieduto dal leghista Giuseppe Castaman.

LA PRESA DI POSIZIONE
«È inutile nascondercelo - aggiunge Antonella Zarantonello, uno dei volti più noti del Coordinamento acqua libera dai Pfas - noi viviamo in un territorio che paga da anni in modo pesante l'industria chimica di tutto l'Ovest Vicentino. Ovviamente noi non molliamo. Siamo sul territorio e terremo le antenne bene alzate. Ma tutti quanti, a partire dalla classe dirigente, hanno il dovere di cominciare a ragionare seriamente sul destino dell'area e sulla sostenibilità del cosiddetto modello di sviluppo. In questo senso anche l'informazione dovrebbe fare meglio la sua parte».

1 commento:

  1. Cronaca di una morte del territorio annunciata da anni, nella totale indifferenza di una classe politica (composta, in parte, da collusi e corrotti) che della salute pubblica e della salvaguardia del territorio non frega una mazza, ossia ben poco. Ma la magistratura dove è stata tutto questo tempo, si chiedono in molti? in quali affari affaccendata?? Qui si parla di un vero e proprio disastro ambientale.

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