domenica 11 gennaio 2015

Blitza al «tubone» di Cologna Veneta

Gli scarichi del «tubone di Cologna Veneta», il collettore che raccoglie i reflui conciari della Valchiampo, saranno oggetto di una accurata analisi presso un laboratorio indipendente. E se i valori saranno anomali sarà chiesta la chiusura dell'impianto. Lo annunciano Michele Favaron, uno dei referenti veneti del «Gruppo d'intervento giuridico», una onlus nazionale attiva sui temi dell'ambiente e il senatore vicentino Enrico Cappelletti.

I due stamani hanno effettuato un sopralluogo a Cologna Veneta nel Veronese, dove il collettore, da anni al centro di durissime polemiche per il suo contenuto nocivo, finisce nel fiume Fratta. Da anni infatti la regione autorizza uno sversamento in deroga ai limiti di legge. Una circostanza che da anni fa temere un impatto ambientale notevole, specie sull'agricoltura.

Se al tutto si aggiunge il progetto di prolungamento del tubo sino alla frazione di Sabbion, sempre a Cologna nel Veronese, e se si aggiunge l'inquinamento della bassa Veronese, Padovana e dell'Ovest Vicentino causato dai pfas, si ottiene un quadro che lo stesso Cappelletti definisce inquietante. «Chiediamo che gli enti preposti, a partire dalla regione, comincino a fare chiarezza mettendo in campo indagini mediche ed ambientali serie. Al contempo - precisa Cappelletti - è bene che l'Ulss 5 ovest Vicentino istituisca il registro tumori e si adoperi con uno studio ad hoc, verificabile da tutti, circa la incidenza delle fattispecie cancerogene nella regione di sua pertinenza». Dal canto suo Favaron precisa che i liquidi raccolti questa mattina «saranno analizzati da un laboratorio indipendente. Poi in base alle risultanze informeremo la Forestale, i carabinieri del Noe ed eventualmente chiederemo all'amministrazione di Cologna, se del caso, di chiudere l'impianto per esigenze cautelative. Lo prevede la legge».